POSSIBILE FUSIONE DEL COMUNE DI GALLIERA - STUDIO DI PRE-FATTIBILITÀ

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Relaziona il Consigliere Baccilieri, il quale dichiara che la trattazione di questo argomento è stata richiesta, preliminarmente rispetto al punto successivo all’ordine del giorno, per poter svolgere una discussione, almeno prima dell’avvio dei lavori della Commissione, sullo studio di prefattibilità (che forse sarebbe meglio qualificare come quadro conoscitivo, dato che sono cose ben diverse).

Lo studio è stato consegnato il primo luglio, e lo si dichiara completato il 26 giugno; si è quindi trattato di una gestazione abbastanza lunga, frutto del lavoro di diversi mesi; risulta infatti che a febbraio sia stata redatta una versione in bozza, che il Gruppo Uniti per Galliera ha potuto esaminare; questo però è stato possibile in forza di un accesso agli atti presso la Regione, e non grazie al Comune di Galliera: sarebbe certo stato più semplice che questa trasmissione fosse stata fatta dal Comune , ma di questo ormai non ci si stupisce.

Nella versione in bozza erano presenti maggiori elementi rispetto a quella definitiva: si potranno approfondire in sede di Commissione, ma, di solito, quando si dispone di dati già raccolti ed inseriti in un testo, che poi vengono esclusi nella versione definitiva, ci si chiede il perché: si tratta, per esempio, di dati sui mutui, sul valore dell’indebitamento, su quali possano essere i soggetti privati che, come avviene negli altri processi di fusione, siano interessati a seguire lo studio di fattibilità.

Si è deciso di svolgere il lavoro con risorse interne, con l’apporto dei titolari di posizione organizzativa e con l’ausilio della Regione, che però non è un soggetto terzo.

La Regione è infatti l’Ente che ha approvato la Legge regionale che disciplina l’iter delle fusioni dei Comuni, che ha coordinato i lavori di assemblamento dei dati, per cui non pare, rispetto a questo lavoro di analisi, del tutto imparziale.

Ricorda che, nella esposizione delle linee programmatiche del mandato legislativo della Regione, il Presidente Bonaccini si è espresso nel senso che le Unioni rappresentassero “il minimo sindacale” a cui la Regione avrebbe fatto riferimento, ma l’obiettivo dichiarato era quello di incentivare sempre di più i processi di fusione.

Lo studio, o meglio il quadro conoscitivo, presenta, a nostro avviso, dei dati sui quali si dovrà ragionare per capire le ragioni di questa selezione: si tratta infatti di dati differenti tra loro, ed a volte sono poste a confronto annualità diverse.

Ribadisce una richiesta rivolta all’Amministrazione tempo fa, alla quale non ha ancora ricevuto risposta: poiché i dati relativi ai conti consuntivi dei quattro Comuni a giugno erano già disponibili, da circa due mesi, non si comprende perchè siano indicati i dati relativi al 2015: è assolutamente necessario aggiornare lo studio ai dati contabili del 2016, ed a tutti gli altri dati disponibili. E’ doveroso, come ha già richiesto, che, prima dell’avvio dei lavori della Commissione, questo aggiornamento sia fatto, entro l’inizio del mese di settembre.

Al di là del problema dei dati, ci si è sempre detti che il confronto ci sarebbe stato sulla base dello studio. Il Gruppo Uniti per Galliera esprime una fortissima criticità rispetto a questo processo e, fino a prova contraria, sulla base dei fatti e dei dati disponibili, il Gruppo ha una posizione nettamente contraria al processo di fusione.

Quando è stata chiesta una consultazione preventiva, è stato risposto, da parte della Maggioranza, che non serviva, tanto si sarebbe svolto il referendum, per cui ci si sarebbe confrontati successivamente, ritenendo che la consultazione preventiva non sarebbe servita a niente.

E’ difficile comprendere come si possa affermare che una consultazione, che avrebbe avuto una funzione di pre – indirizzo, proposta dalla Minoranza, non va bene, quando poi il Partito Democratico fa un sondaggio, che coinvolge pressoché l’uno per cento del corpo elettorale: non si capisce proprio il senso di queste affermazioni. Non si vogliono ascoltare i cittadini di Galliera, dicendo che non serve, per capire se lo scenario che si propone sia utile o meno, mentre va bene che il Partito Democratico faccia un sondaggio telefonico su 300 persone in quattro Comuni: tutto questo non lo si comprende.

La Legge Regionale che disciplina i processi di fusione (si tratta della Legge Regionale n. 24 del 08/06/1996, modificata diverse volte, da ultimo durante la legislatura regionale in corso, con L.R. 29/07/2016, n. 15), contiene delle regole estremamente importanti: se il Consiglio comunale adotta la delibera di indirizzo, che presume che la Maggioranza voglia proporre entro l’anno, deve sapere che quella deliberazione (per cui è richiesto il voto favorevole dei due terzi dei Consiglieri assegnati, e quindi la Maggioranza è autosufficiente), darà avvio all’iter, che passa alla Regione: “dove poi arriverà quel treno” che adesso si prende, non lo decide solo il Comune di Galliera, ma anche gli altri Comuni, come dimostrano le esperienze di Alto Reno Terme e della Valsamoggia.

Ove, nel referendum, vi sia una preponderanza di voti favorevoli, la fusione andrà avanti per tutti i quattro Comuni (cita i casi dei Comuni di Savigno e di Bazzano).

La deliberazione di indirizzo è quindi importante, perché, dopo, non decide soltanto il referendum: il referendum cioè non “salva” necessariamente dalla fusione, anche perché il Comune di Galliera è quello più piccolo: dopo la deliberazione, i cittadini di Galliera non sono più padroni del proprio destino, ma dipendono anche dalle decisioni degli altri: per questo ribadisce l’importanza della consultazione preventiva, per avere un indirizzo.

Il fine di prevedere, per i lavori della Commissione, il termine del 31 dicembre, è evidentemente quello di presentare in Consiglio la deliberazione per avviare il percorso di fusione in quei tempi, pur sapendo che il Comune di Galliera non è autosufficiente per cambiare la decisione: per questo ribadisce questa istanza, a sostegno della quale è in corso una raccolta di firme.

Ricorda che la consultazione fa parte degli istituti di partecipazione, è uno strumento meno impegnativo e costoso rispetto ad altri, per cui non comprende perché non sia valutato.

 

 

il Sindaco parla di opportunità da cogliere: chiede chi glielo ha detto e quali sono: o si spiega meglio, o non sta dicendo nulla.

Osserva che la fascia dei Comuni compresa tra i 7000 ed i 10000 abitanti è riconosciuta dall’Anci come quella con minori spese pro capite a carico dei cittadini: un Comune più grande ha un livello di spesa maggiore.

Ricorda ancora che il processo di fusione è irreversibile per i Comuni con popolazione inferiore ai 10000 abitanti, che non possono quindi essere ricostituiti.

Questa proposta è stata voluta da un partito, non dai cittadini o dal Consiglio Comunale; un partito è certamente un elemento importante, ma è esterno a questo organo.

Chiede quindi quale sarebbe questo percorso partecipativo, cui il Sindaco ha fatto riferimento.

E’ stato detto che entro luglio sarebbe cominciato il percorso partecipato: chiede quindi quando lo si farà, e come.

A proposito dei fondi e degli incentivi alla fusione, sono state dette cose false: si è parlato di due milioni di euro per dieci anni, per un totale di venti milioni, e questo è falso.

Il fondo viene infatti definito annualmente, e viene suddiviso sulla base del numero dei percettori: la torta può quindi ridursi, e questo vale sia per i contributi statali che per quelli regionali. Il Comune di Alto Reno Terme, in questi giorni, ha registrato una minore entrata di euro 50.000,00 sul bilancio 2017, per questa ragione: i soldi non sono quindi assolutamente certi, soprattutto in una prospettiva di dieci anni, che per la Pubblica Amministrazione è un tempo lunghissimo; è quindi sbagliato ragionare adesso su come andare ad investire queste risorse.

Tutto questo è sbagliato, così come fu sbagliata la gestione del contributo proveniente dalla discarica, la maggior parte del quale è stato destinato alla parte corrente, e solo in minima parte al conto capitale. Dire che questi contributi sarebbero decisivi per il lo sviluppo di Galliera è una sciocchezza enorme.

Il Sindaco afferma che si potrà spendere di più. Si deve invece considerare che il patto di stabilità (anche nella sua nuova definizione), pur essendo contorto, è corretto, perché impedisce una spesa incontrollata, ed il fatto di non esservi soggetto non è una cosa positiva. Un Comune che pensa che spendere di più sia una cosa positiva farà soltanto spendere di più ai propri cittadini, e quindi li tasserà di più. Una volta terminati gli incentivi, il livello di tassazione non calerà mai.

Gli incentivi invece dovrebbero essere utilizzati per diminuire la tassazione, non per provocarne il rialzo, ma tutto questo si comprenderà dopo.

Il Gruppo Uniti per Galliera è quindi stato chiaro: siamo contrari a questa e ad ogni ipotesi di fusione, perché disponiamo dei dati, che verificheremo assieme, da cui si desume che non serve fondere Comuni di queste dimensioni, per poter conseguire una gestione ottimale, che si può realizzare in molti altri modi.. Ribadisce che gli incentivi non sono risolutivi, e possono creare più problemi di quelli che risolverebbero.

Se la maggioranza pensa di farci cambiare idea con uno studio indegno e con dati mancanti, si sbaglia: il punto finale si sarebbe comunque dovuto fare prima di iniziare questo percorso: è del tutto inaccettabile un modo di lavorare in cui si dica che, rispetto ai dati, un anno è uguale all’altro.

 

 


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